Archivio Scuole Tecniche San Carlo

L’Archivio Storico delle Scuole Tecniche San Carlo conserva quasi due secoli di documenti che testimoniano la vita dell’istituto, il suo ruolo nella formazione tecnica e il legame con il contesto economico, sociale e politico della città. Attraverso registri scolastici, corrispondenze, atti amministrativi e materiali iconografici, l’archivio offre uno strumento di ricerca prezioso per chi vuole approfondire le trasformazioni di Torino e il contributo della scuola alla crescita della società.

DOCUMENTAZIONE SCOLASTICA E PERCORSI INDIVIDUALI

I registri degli studenti e dei docenti permettono di ricostruire percorsi formativi e professionali, evidenziando il ruolo della scuola nella preparazione tecnica e nell’inserimento nel mondo del lavoro. Tra i docenti si trovano spesso nomi legati alla cultura industriale e artigianale torinese, mentre tra gli studenti emergono profili destinati a entrare nei settori chiave dell’economia piemontese.

PERCORSI DI RICERCA E CASI STUDIO

Questa pagina introduttiva “IN EVIDENZA” presenta una selezione di temi emblematici, scelti per illustrare il valore della documentazione conservata. Non si tratta di un elenco esaustivo, ma di alcuni esempi significativi che mostrano il potenziale dell’archivio e le diverse chiavi di lettura che offre. Ogni tema scelto mette in evidenza un aspetto centrale della storia della scuola e del suo impatto sul territorio, con lo scopo di offrire spunti per ricerche più approfondite e di suggerire possibili percorsi di studio.

SCUOLA E CONTESTO STORICO

L’archivio offre strumenti per comprendere l’interazione tra l’istituto e i grandi eventi storici. Durante i periodi di guerra, ad esempio, si osservano cambiamenti nei programmi scolastici, difficoltà di gestione e, più in generale, l’adattamento dell’istituto al contesto bellico.

Alcuni documenti permettono di ricostruire le condizioni della scuola in quei periodi, dalle difficoltà economiche alla gestione degli studenti. Si possono inoltre individuare i percorsi di alcuni ex studenti che, in momenti di crisi, scelsero di aderire a movimenti di resistenza o furono coinvolti nei mutamenti politici dell’epoca.

RAPPORTI CON IL MONDO DEL LAVORO, LA SOCIETà E LA POLITICA

La documentazione d’archivio evidenzia il legame tra la scuola, il mondo del lavoro e il contesto socio-politico. I registri delle aziende che assumevano i diplomati, le lettere di raccomandazione e gli scambi con il settore produttivo mostrano come la scuola fosse parte integrante di un sistema in cui formazione e sviluppo economico erano strettamente connessi.

Oltre ai rapporti con l’industria e l’artigianato, l’archivio conserva tracce del dialogo con le istituzioni locali, le associazioni di categoria e gli organismi politici che regolavano il settore dell’istruzione e del lavoro. Le scelte educative rispecchiavano spesso le esigenze produttive della città, ma anche le trasformazioni sociali e le direttive politiche che influenzavano l’organizzazione scolastica.

Questi documenti permettono di osservare il modo in cui la scuola ha interagito con il cambiamento economico e culturale del Piemonte, adattandosi alle nuove necessità della società e alle politiche pubbliche in materia di istruzione e occupazione.

Dieci storie d’archivio in evidenza

UN ARCHIVIO DA ESPLORARE

La selezione di temi emblematici proposta in questa pagina rappresenta solo una parte delle molteplici possibilità di ricerca offerte dall’archivio. Ogni documento può aprire nuove prospettive di studio e mettere in luce aspetti ancora poco indagati della storia torinese e piemontese.

Alcuni documenti permettono di ricostruire le condizioni della scuola in quei periodi, dalle difficoltà economiche alla gestione degli studenti. Si possono inoltre individuare i percorsi di alcuni ex studenti che, in momenti di crisi, scelsero di aderire a movimenti di resistenza o furono coinvolti nei mutamenti politici dell’epoca.

L’archivio delle Scuole Tecniche San Carlo è una risorsa per storici, genealogisti, studiosi di storia dell’educazione e per chiunque voglia approfondire il ruolo della formazione tecnica nel contesto torinese e regionale. La consultazione dei documenti permette di costruire percorsi di ricerca personalizzati e di scoprire nuovi collegamenti tra passato e presente.

Una buona capacità di lettura del passato ci consente una maggiore capacità di interpretare i fatti del presente, aiutandoci così a proiettarci nel futuro con maggiore consapevolezza e visione.

ERMINIO MACARIO

documenti presenti in archivio

[CAT.V, S01, N.53 SCHEDA N.768]

Erminio_Macario_Scuola_San_Carlo

Erminio Macario: l’archivio svela gli inizi di un genio comico

È qui, tra le pagine ingiallite degli archivi delle Scuole Tecniche San Carlo di Torino, che compare un nome destinato a fare la storia dello spettacolo: Erminio Macario. Nato a Torino il 27 maggio 1902 e scomparso il 26 marzo 1980, il giovane Macario risultava iscritto negli anni 1917-1918, all’età di 16 anni, condizione meccanico, al primo anno del corso preparatorio di Aritmetica, Geometria e Disegno Geometrico. Ma il destino aveva in serbo per lui un’altra strada.

Dopo una breve permanenza, lasciò gli studi per inseguire la sua vera vocazione: il teatro. Entrò a far parte di una compagnia di “scavalcamontagne”, gli artisti girovaghi dell’epoca, iniziando così un percorso che lo avrebbe portato a diventare un pioniere della comicità italiana. Il suo stile era inconfondibile: il celebre ciuffo a virgola e l’uso sapiente del dialetto piemontese per strappare risate lo resero unico nel panorama teatrale e cinematografico.

Sul grande schermo si fece notare in Imputato, alzatevi! (1939) e Il pirata sono io! (1940), per poi raggiungere il successo con Come persi la guerra (1947) e Lo smemorato di Collegno (1962), dove recitò accanto a Totò. Ma fu anche re del varietà, collaborando con artisti del calibro di Wanda Osiris, con cui portò in scena spettacoli memorabili che segnarono un’epoca.

Torino rimase sempre nel suo cuore, e la sua immagine è ancora legata alla pubblicità di un tipico dolce torinese, il panettone Galup. Intorno alla sua residenza aleggia una leggenda metropolitana: si dice che abbia vissuto in una villa neogotica in Corso Lecce, ma in realtà abitava in un appartamento in via Santa Teresa, proprio sopra il teatro La Bomboniera, che aveva fatto costruire per mettere in scena i suoi spettacoli di varietà.

“Mi dicono che facevo Ionesco, quando Ionesco quasi non era nato, e d’altronde io lo so… sono sempre stato un po’ lunare.” Così Macario descriveva la sua comicità surreale, dimostrando come il talento e la passione possano superare ogni schema. Il ritrovamento della sua cedola di studente ci ricorda il valore degli archivi: a volte, basta un numero su un vecchio registro per riscoprire le origini di un’icona dello spettacolo.

Giovani di Magnano alla conquista del sapere torinese

Tra i documenti dell’archivio, e in particolare negli annuari, emerge un fenomeno curioso: fin dalla fondazione delle scuole tecniche San Carlo, un numero sorprendentemente alto di studenti proveniva dal piccolo comune biellese di Magnano. Non si trattava di casi isolati, ma del risultato di una forte rete di sostegno e di un consolidato senso di familiarità tra chi aveva già intrapreso quel percorso e chi si apprestava a seguirlo. Famiglie, parrocchie ed enti torinesi si rendevano disponibili a ospitare i giovani del paese, che all’epoca non avrebbero potuto permettersi il viaggio di andata e ritorno in giornata. Il tragitto era infatti lungo e costoso, rendendo necessario trovare una sistemazione in città.

Magnano, noto per il suo suggestivo ricetto medievale, ha visto generazioni di studenti affrontare giornate dure e impegnative. Molti di loro lavoravano di giorno per poter frequentare le lezioni serali, un impegno costante che traspare dagli annuari.

Tra gli studenti spicca la figura di Vittorio Flecchia, nato a Magnano nel 1890 e morto nel 1960. Dopo gli studi, divenne prima rivoluzionario, poi partigiano durante la Seconda guerra mondiale, per affermarsi infine come sindacalista nelle emergenti industrie torinesi e, successivamente, senatore della Repubblica.

Diverso è il caso di Giovanni Battista Carrera, anch’egli nato a Magnano, nel 1862. Pur non risultando tra gli studenti delle scuole tecniche San Carlo, Carrera si distinse come costruttore edile e lasciò un segno nella storia architettonica di Torino. Sua è infatti la costruzione della Casa della Vittoria, progettata dall’architetto Enrico Barbieri, nota anche come Casa dei Draghi, situata in Corso Francia e realizzata nel 1920 per celebrare la vittoria nella Prima guerra mondiale. L’edificio è ancora oggi tra le opere più singolari della città.

Molti altri magnanesi hanno seguito il percorso di studio e lavoro affrontato da Flecchia, anche se i loro nomi si perdono negli elenchi d’archivio. Tuttavia, a Magnano rimane vivo il ricordo di quei giovani che, con coraggio e spirito di sacrificio, partirono per Torino in cerca di un futuro professionale.

documenti presenti in archivio

Primo magnanese ritrovato [CAT.V_S01_49.8 1895/1896 N.392]

VITTORIO FLECCHIA [CAT.V_S01_51.2 1907/1908 N.202]

Umberto Divieti e le medaglie del merito

Tra gli oggetti più evocativi conservati nell’archivio delle scuole tecniche San Carlo spiccano le medaglie conquistate dall’ex allievo Umberto Divieti (1906-1970), recentemente donate dalla figlia. Piccoli ma preziosi testimoni di un percorso scolastico d’eccellenza, raccontano l’impegno e il riconoscimento pubblico del merito.

UMBERTO DIVIETI (Torino 1906-1970) – ALUNNO DEL CORSO FABBRI DAL 1920 AL 1925

Umberto Divieti ha frequentato i corsi serali di cinque anni per fabbri presso le Scuole San Carlo dall’anno scolastico 1920/21 fino al 1924/25, all’età tra i 14 e i 18 anni, conseguendo medaglie di 1° e 2°premio per i buoni profitti.

Giovanissimo ha iniziato a lavorare presso importanti e famose carrozzerie (Vignale, Bertone e altre) dove con spirito artigianale e seguendo i disegni del carrozziere si forgiavano le varie parti delle auto secondo modelli unici e irripetibili. Per questo lavoro si doveva fare molta pratica per l’acquisizione di una capacità che veniva trasferita da chi aveva iniziato anni prima. Umberto era dotato di buona manualità e precisione tanto da essere conteso tra le varie officine.

Desideroso di migliorarsi e sempre animato da buona volontà, si è iscritto alle Scuole San Carlo che frequentava dopo una giornata di duro lavoro. Di quegli anni sono molti disegni di cancellate, scale ed elementi di arredo secondo lo stile liberty. Disegni molto belli, su scala reale, tracciati a penna e colorati di azzurrino che purtroppo non si sono conservati per l’invecchiamento della carta.

Negli anni successivi al servizio militare, avendo coltivato l’interesse per i motori, è diventato anche un grande esperto di auto nei loro aspetti sia meccanici che elettrici, tanto che nel 1942, tornato dall’Albania, è stato destinato alle officine aeronautiche per la riparazione dei motori e subito dopo la guerra è diventato responsabile per la gestione e manutenzione del parco macchine di un’importante azienda torinese. Ha avuto anche una officina in proprio per la produzione di cerchi per le auto. La famiglia lo ricorda come un uomo “giusto”, disponibile, leale nell’amicizia, fedele alla parola data, non avido di denaro, grande lavoratore: un uomo che ha saputo dare un senso alla sua vita.

Dice di lui la figlia:

“È stato un uomo buono, “giusto”, disponibile verso gli altri, leale nell’amicizia, fedele alla parola data, non avido di denaro, grande lavoratore: un uomo che ha saputo dare un senso alla sua vita. Nel 1946 mi ha accolta su questa terra con amore e dedizione, dandomi la possibilità di studiare e di percorrere una strada molto più facile della sua. Sono felice che possa rimanerne un qualche ricordo nella Vostra benemerita scuola. Grazie per l’opportunità”

Le medaglie raffigurano La Sapienza, seduta su uno scudo con la croce sabauda, mentre incorona l’alunno vincitore. Attorno a lei compaiono i simboli delle arti e dei mestieri: l’incudine, il torchio, l’alambicco, l’ingranaggio, il mantice e gli strumenti da disegno. Sul retro veniva inciso il nome del premiato, rendendo il riconoscimento ancora più personale.
L’istituzione di questi premi risale al 1855, per iniziativa di Gabriele Capello, con l’intento di stimolare gli studenti a migliorarsi attraverso un sistema di riconoscimenti pubblici. Le cerimonie di premiazione si tenevano in luoghi prestigiosi di Torino come il Teatro Alfieri, Palazzo Carignano o il Teatro Vittorio Emanuele, alla presenza di personalità di spicco. Un evento solenne che dava soddisfazione ai premiati e, al tempo stesso, li inseriva in un modello educativo incentrato sul merito e sull’emulazione.
Oltre a sancire i successi scolastici, la medaglia aveva anche una forte valenza simbolica e sociale, rappresentando un segno tangibile del percorso e dell’impegno dello studente. In quegli stessi anni, il conferimento di medaglie era una pratica diffusa e prestigiosa, utilizzata anche nelle grandi esposizioni universali per premiare aziende e artigiani. Queste ultime spesso ne facevano sfoggio sulla carta intestata, sotto il nome dell’azienda stessa, mentre gli studenti potevano indossarla sul petto durante cerimonie ed eventi formali.

L’archivio conserva molte altre medaglie, testimonianze di un’epoca in cui lo studio e il lavoro venivano celebrati con grande solennità. E chissà, magari anche qualche tuo antenato ne ha vinta una?

documenti presenti in archivio

[CAT.V_S01_053.3 1920/1921 N.839]

[CAT.VIII_S04 Medaglie]

[CAT.V_S08 1921/1922 N.79]

Tancredi Pozzi, esimio scultore, e gli insegnanti filantropi

L’archivio delle scuole tecniche San Carlo conserva non solo le tracce degli studenti, ma anche quelle di docenti e ispettori di grande rilievo, come lo scultore torinese Tancredi Pozzi (1864-1924), che incarnava un modello di insegnamento fortemente filantropico. Nato a Milano e allievo di Giuseppe Dini, Pozzi divenne socio onorario dell’istituto a partire dal 1885 e vi rimase per 22 anni, in qualità di Ispettore per le commissioni esaminatrici contribuì con il suo talento e il suo impegno a formare le future generazioni. Nella scheda di iscrizione come socio (CAT.II serie 1 n. 14 1873 -1908) Veniva definito con i titoli di scultore, cavaliere e ufficiale, segni tangibili del suo riconoscimento nell’ambito artistico e sociale.
Pozzi, artista di talento, prese parte all’Esposizione di Torino del 1884 con l’opera “Sarà tempesta” e realizzò, tra gli altri, il busto in bronzo del Conte Celestino Tornielli di Crestvolant (fotografia CAT. V serie 8 N. 78), direttore per molti anni delle scuole tecniche San Carlo, opera ancora conservata nella sede dell’istituto. Un’altra delle sue creazioni più curiose è visibile presso la Basilica di Superga sulla collina torinese: il monumento a Umberto I (1902), raffigurante il re in veste di guerriero celtico.
Pozzi, come molti altri insegnanti delle scuole tecniche, era un esempio del forte impegno filantropico che animava sia i soci che il corpo docente dell’istituto. Gli insegnanti provenivano sia da ambienti prestigiosi, come l’Accademia di Belle Arti di Torino, sia da aziende di rilievo che operavano in svariati campi dell’artigianato e dell’industria, e offrivano il loro contributo in cambio di un modesto rimborso spese. Il loro obiettivo era formare operai, artigiani e tecnici per le botteghe artigiane e la nascente industria, contribuendo alla crescita e allo sviluppo culturale ed economico della città.

documenti presenti in archivio

[CAT.II_S01 1873/1908 N.14 ]

[CAT_V _S08_N.78]

CONTE_CRESTVOLANT_BUSTO_scuola_san_carlo

Clemente, Ebanista del Liberty

Dagli archivi delle scuole San Carlo emerge un altro nome di studente che ha segnato la storia del mobile: Gavino Clemente (categoria 5, serie 1, registri: 48.7 n. 495- 48.8 n.446- 48.9 n.398) iscritto come scultore a 22 anni nell’anno scolastico 1882-83 al corso triennale d’elementi di Figura, già al primo anno ricevette il primo premio nella sua sezione come si può riscontrare negli annuari della scuola (CAT.V SERIE 8 N.77 Annuari). 

Nato nel 1861 a Sassari, Clemente era il quinto di cinque fratelli, figli di Bernardo Clemente, falegname originario di Ivrea, che si trasferì a Sassari, proprio mentre Gavino intraprendeva il suo percorso formativo alle scuole tecniche San Carlo di Torino,  la Fratelli Clemente partecipava all’Esposizione Universale Torinese  nel 1884.

 In quegli anni, la bottega di famiglia si distingueva per la realizzazione di mobili di qualità, rispondendo alle tendenze stilistiche in evoluzione.

Nel tempo, la Fratelli Clemente si affermò nel panorama del Liberty, uno stile che, pur nato a Parigi, ebbe una grande diffusione a Torino, a Sassari e nell’intera Italia. Tra le commesse di rilievo si annoverano la bara per la salma di Garibaldi, la camera da letto della casa di Gressoney di Margherita di Savoia e la fornitura di mobili per personaggi di spicco, tra cui lo studio romano di Grazia Deledda.

Gavino Clemente fu anche tra i fondatori del Museo Sanna di Sassari, importante istituzione dedicata alla conservazione della tradizione e delle opere d’arte sarde.

documenti presenti in archivio

[CAT05_S01 48.7 Scheda n. 495, 48.8 Scheda n.446, 48.9 Scheda n.398]

CAT_V_S0_scuole_san_carlo
CAT_V_S08_scuole_san_carlo
CAT_V_S07_scuole_san_carlo

[CAT05_S08 1882/1883 N.77]

PREMIAZIONE _GAVINO2_scuole_san_carlo
PREMIAZIONE _GAVINO1_scuole_san_carlo

Un Biglietto da Visita che Racconta una Vita

Negli archivi delle Scuole Tecniche San Carlo esiste un faldone relativo ai curricula degli insegnanti che si proponevano alla scuola (CAT.V SERIE 1 N.66.1) , emerge una curiosità affascinante: il biglietto da visita di Giovanni Thermignon, ingegnere e architetto, illustre insegnante di Arte Muraria, che sintetizza in modo singolare la sua carriera. Con un formato ridotto, simile a quello di una moderna carta di credito, il biglietto è riempito finemente con una calligrafia minuta che riporta l’intero curriculum del professionista.

Giovanni Thermignon, insegnante di Arte Muraria alle Scuole Tecniche San Carlo dal 1888 e socio dal 1892, si laureò presso le Scuole di Applicazione per Ingegneri di Torino, uno degli istituti più prestigiosi dell’epoca, che sarebbe poi divenuto il Politecnico di Torino nel 1906. Fu  direttore della Scuola popolare festiva Archimede, che venne creata nel 1878 quale diretta emanazione della Società Archimede, società operaia di mutuo soccorso che riuniva i fabbri ferrai e meccanici, tra le più attive nella fondazione della Camera del Lavoro di Torino nel 1891, Torino era già, alla fine dell’Ottocento, un importante polo di formazione tecnica e tecnologica.

Ciò che colpisce, però, è la semplicità del gesto: un curriculum intero, scritto su un piccolo biglietto, senza dilungarsi in dettagli superflui. In un’attualità in cui siamo abituati a documenti sempre più lunghi e complessi, quest’approccio risalta per la sua sobrietà e concretezza. Un promemoria di come, a volte, l’essenziale parli più di mille parole.

documenti presenti in archivio

(CAT.V SERIE 1 N.66.1)

Un Regalo importante : il cofanetto in bronzo

L’archivio delle Scuole Tecniche San Carlo conserva un elevato numero di fotografie storiche. (CAT.VIII SERIE 1 N.112) Tra queste, una in particolare ritrae un cofanetto in bronzo, un dono realizzato dagli studenti dell’istituto in occasione del sfarzoso matrimonio tra Filiberto di Savoia e Lidia di Arenberg, celebrato il 30 aprile 1928. Questo matrimonio, di grande prestigio, fu un evento sociale di grande rilevanza, documentato in un filmato dell’Istituto Luce che mostra l’eleganza dell’occasione, con dame e damigelle in abiti lunghi e attillati, borghesi con tuba e gerarchi in uniforme, creando un’atmosfera solenne e imponente.

Il cofanetto, pesante e massiccio, era caratterizzato da piedi robusti e quattro occhielli laterali, sono visibili gli stemmi delle rispettive casate, un dettaglio che arricchisce il valore simbolico del dono. A corredo di tale opera fu realizzata una pergamena manoscritta con ode agli sposi, di tali notizie ne siamo a conoscenza grazie alla raccolta degli annuari dell’archivio realizzati per ogni anno scolastico dalla sua fondazione, preziosissimi per ricostruire la storia di questa associazione nei secoli. Nell’anno 1927-1928 (CAT.V SERIE 8 N.80 1927-1928) è menzionato il prezioso dono, corredato da una documentazione fotografica  e dall’elenco dei docenti e degli allievi che realizzarono l’opera.

Questo oggetto fungeva probabilmente da captatio benevolentiae, un modo per attirare attenzioni favorevoli e possibili elargizioni, mettendo in evidenza la capacità dell’istituto di realizzare lavori di qualità per occasioni rilevanti. Le Scuole Tecniche San Carlo avevano l’abitudine di creare oggetti di grande valore per eventi significativi, al fine di consolidare il proprio prestigio e affermare il proprio ruolo come punto di riferimento nel panorama formativo e culturale dell’epoca.

documenti presenti in archivio

[CAT.VIII_S01 1927/1928 N.112]

COFANO_MENZIONE_ANNUARIO5_SCUOLE_SAN_CARLO
COFANO_MENZIONE_ANNUARIO6_SCUOLE_SAN_CARLO
COFANO_MENZIONE_ANNUARIO7_SCUOLE_SAN_CARLO

[CAT.V_S_08 1927/1928 N.80]

COFANO_MENZIONE_ANNUARIO2_SCUOLE_SAN_CARLO
COFANO_MENZIONE_ANNUARIO3_SCUOLE_SAN_CARLO
COFANO_MENZIONE_ANNUARIO1_SCUOLE_SAN_CARLO
COFANO_MENZIONE_ANNUARIO_SCUOLE_SAN_CARLO
COFANO_MENZIONE_ANNUARIO4_SCUOLE_SAN_CARLO

La Sede Sociale delle Scuole Tecniche San Carlo

Al momento della sua fondazione, l’ente che successivamente diventerà noto come le “Scuole Tecniche San Carlo” non disponeva di una vera e propria sede istituzionale. L’aggregazione, infatti, ebbe luogo negli scantinati della Chiesa di San Carlo in Piazza San Carlo a Torino, un luogo che legò il nome dell’istituto a questo contesto. Sebbene gli spazi fossero limitati, l’aggregazione iniziò a farsi strada e a guadagnarsi un ruolo di rilievo nella città, grazie alla crescente richiesta di formazione tecnica, in particolare nel disegno, nelle arti e nei mestieri.

Con l’aumento degli iscritti e la necessità di spazi più adeguati, l’ente cambiò sede più volte nel corso degli anni, correndo anche il rischio di chiudere la sua attività. Nel 1879, contestualmente all’acquisizione del terreno per erigere la sede ufficiale in Vicolo Benevello, la Società delle Scuole ottenne anche lo status di ente morale con regio decreto dello stesso anno, pertanto, si può considerare come una vera e propria scuola. Nel 1880, in autunno terminati i lavori di costruzione dei primi due piani, la sede poté essere ufficialmente aperta in Via della Zecca, poi  Vicolo Benevello, dove ancora oggi si trova l’archivio dell’istituto. Grazie a questa nuova sede, l’ente vide crescere ulteriormente il numero degli iscritti.

Negli anni successivi, l’aggregazione acquisì anche la sede della Promotrice delle Belle Arti, che nel frattempo si era trasferita al Valentino, dove ancora risiede. Tra i documenti conservati nell’archivio dell’istituto, si trovano alcune panflettes che descrivono in dettaglio la storia della sede, con abbondanza di disegni tecnici e documenti contabili, che illustrano le modalità di gestione dei fondi, gli investimenti effettuati e le beneficenze ricevute. (CAT.V SERIE 8 N.78 1904) Il tema della sede è dunque un aspetto centrale nella storia dell’istituto, testimoniato anche da questi documenti, che ne tracciano la crescita e la solidità nel corso degli anni.

documenti presenti in archivio

[CAT.VII_S01 N.112]

CASA_SOCIALE_01_SCUOLE_SAN_CARLO

[CAT.V_S08 1904 N.78]

CASA_SOCIALE_06_SCUOLE_SAN_CARLO
CASA_SOCIALE_04_SCUOLE_SAN_CARLO

Teatro, gas e mutuo soccorso: una serata del 1883

Tra le memorie storiche conservate nell’Archivio delle Scuole Tecniche San Carlo, emerge un documento particolare: una lettera d’invito rivolta ai soci dell’istituto e alle loro consorti per assistere a una rappresentazione teatrale organizzata a scopo di autofinanziamento. L’evento si tenne il 1° aprile 1883 al Teatro Carignano, con la messa in scena della commedia in cinque atti La figlia unica di Teobaldo Cicconi

La compagnia teatrale filodrammatica “La Novella” di Torino era interna alla S.O.M.S., la Società di Mutuo Soccorso, associazione che riuniva operai e lavoratori per sostenersi reciprocamente in caso di bisogno. Il simbolo delle S.O.M.S., due mani che si stringono, è rimasto ancora oggi un’icona di solidarietà.

Tra un atto e l’altro, la filodrammatica intratteneva il pubblico con musica e canti. Un dettaglio curioso è lo sponsor dell’evento: la Società del Gaz, che offriva uno sconto del 50% sull’illuminazione del teatro. Torino era da sempre all’avanguardia nell’impiego dell’illuminazione a gas, introdotta già nel 1822, quando il Caffè Gianotti (oggi Caffè San Carlo) fu il primo locale a essere illuminato con questa tecnologia.

Da lì a qualche anno, l’illuminazione a gas sarebbe stata sostituita dalla più pratica illuminazione elettrica, anche grazie al perfezionamento della lampadina dell’alpignanese Alessandro Cruto.

Nell’archivio si trovano anche i biglietti originali di prenotazione su leggera velina colorata in modo molto tenue, a testimonianza di quanti dettagli e curiosità si possano ancora oggi scoprire tra le pagine della storia.

documenti presenti in archivio

[CAT.VI_ S01 N.93.1]

BIGLIETTI _CARIGNANO_001_SCUOLE_SAN_CARLO
FIGLIA_UNICA_002_SCUOLE_SAN_CARLO
FIGLIA_UNICA_001_SCUOLE_SAN_CARLO

Un evento mondano tra arte e formazione

Con l’avvicinarsi del Carnevale, il 5 febbraio 1898 i soci delle Scuole Tecniche San Carlo ricevettero un invito speciale: una festa in maschera organizzata negli spazi della Promotrice, allora vicina alla sede della scuola in Via della Zecca e Vicolo Benevello.

Il biglietto di invito (CAT.VII SERIE 1 N.93.7) prevedeva la possibilità di partecipare accompagnati dalla propria consorte, e la partecipazione era raccomandata in maschera, preannunciando un’atmosfera vivace e ricca di intrattenimento.

L’allestimento fu curato con attenzione, grazie alla collaborazione di studenti e professori, che trasformarono gli ambienti in un suggestivo scenario festoso. Le Scuole Tecniche San Carlo, ancora una volta, dimostravano la loro abilità nel proporsi come punto di riferimento della buona società torinese, con eventi esclusivi che univano arte, formazione e mondanità.

documenti presenti in archivio

[CAT.VII_S01 N.93.7]